Le Porte della Città

PORTA DI MARE

(foto da 1 a 4)

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Ritenuta la porta principale di accesso all’interno della città fortificata, la Porta di Mare era posta a cavallo della via che, attraversando l’area dove attualmente è ubicata la Chiesetta di Portosalvo, proveniva dalla Marina e dal suo approdo marittimo.

È una delle 4 Porte tradizionalmente riconosciute (1)  e, forse, la più antica in quanto probabilmente di origine normanna (2).

Si pensa che avesse due ordini di portoni, uno che si apriva verso l’interno e l’altro che si apriva in senso opposto, quest’ultimo dotato di una porticina di servizio (3).

Tra i due portoni, sul soffitto, vi era una botola che permetteva di gettare olio bollette e pietre sugli assalitori che fossero riusciti a sfondare il primo portone (4).

Per rendere più complicato e difficile l’assalto e lo sfondamento con arieti, l’accesso alla Porta, come ancora oggi è possibile osservare, era costruito ortogonalmente rispetto al suo asse (5).

PORTA DEGLI ORTI

(foto da 5 a 9)

08_Porta degli Orti_S0024_DSCN0092

foto 5

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Questa Porta, che era la via ordinaria di accesso alla città (6), è così denominata perché posta a presidio della via di collegamento tra le campagne all’esterno della cinta muraria e il centro abitato.

È una delle due Porte più antiche della città e c’è chi la individua non in questo luogo (foto 5 e 6), come tradizionalmente ritenuto, ma nella Porta detta d’u Pìrciu (7)  (foto da 7 a 9) (di questa porta si dirà più avanti).

foto 7

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PORTA DELLA PIAZZA

(foto da 10 a 13)

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foto 12

13_Porta della Piazza_S0024_DSCN1525

foto 13

Non tutti ritengono che questa Porta sia di origine medievale.

È ritenuta, infatti, Sveva (8), medievale (9), “antica” (10), del XVI-XVII secolo (11).

Considerate le sue grandi dimensioni, era una delle Porte principali di ingresso alla città, con doppio ordine di portoni e, probabilmente, accessibile attraverso una rampa posizionata ortogonalmente ad essa (12).

Una recente e attendibile ipotesi (12B) sostiene che la vera porta medievale non sia quella che si presenta per prima (foto 10), che invece sarebbe del XVII-XVIII secolo, bensì quella successiva (foto 11) che fa il doppio con quella della foto 12.

La sua denominazione originale era, verosimilmente, Porta di S.Maria del Seggio in quanto ubicata proprio sotto l’omonima chiesa (13)  o semplicemente Porta del Seggio perchè situata nel pressi del seggio del popolo (13B). Tale denominazione la conservò, probabilmente, fino al XVI-XVII secolo, poi prese il nome attuale in quanto immetteva, e immette ancora oggi, nella piazza principale della città (13C).

Il portone, in legno di quercia, fu rimosso nel 1830 per “meglio allargare l’ingresso al paese” (14).

PORTA DEL FOSSO

(foto da 14 a 18)

foto 14

foto 15

Così chiamata perché ubicata nei pressi del fossato del Castello.

È detta anche del Praio perché vicino all’omonima zona del centro storico.

Come per la Porta della Piazza, anche la Porta del Fosso non è da tutti ritenuta di origine medievale.

Si ritiene Sveva (15), medievale (16), “antica” (17), del XVI-XVII secolo (18).

Si pensa che non fosse una porta di ingresso ma solo di servizio, utilizzata come scarico di materiale e rifiuti, essendo collocata vicino a uno strapiombo che oggi non è più esistente (19).

La Porta del Fosso è, tradizionalmente, riconosciuta in questo luogo (foto 14 e 15), ma c’è chi ipotizza una sua diversa ubicazione e, precisamente, viene individuata nella Porta che troviamo poco più avanti, subito dopo aver attraversato la prima (20) (foto da 16 a 18).

foto 16

foto 17

foto 18

PORTA DEI CENOBI

(foto da 19 a 24)

foto 19

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foto 22

Questa quinta Porta, non annoverata in quelle che la tradizione ci aveva tramandato, è così denominata in quanto era ubicata vicino a uno o più monasteri o semplici luoghi in cui monaci eremiti si riunivano in preghiera (20B).

Ritenuta di origine sveva (21) questa Porta viene individuata in due luoghi diversi.

Secondo una prima ipotesi è quella che si trova in via Sant’Antonio nei pressi di Piazza Granata (22) (foto da 19 a 22), mentre una diversa ipotesi la colloca nella stessa via ma nei pressi della zona denominata “Rotonda” (23) (foto 23 e 24).

La Porta, come quasi tutte le altre Porte, aveva una doppia chiusura, accesso ortogonale per rendere difficile l’assalto con gli arieti (24) e veniva controllata dall’alto del soffitto per gettare olio bollente e pietre sugli assalitori (25).

foto 23

20_Porta dei Cenobi_S0024_DSCN1721

foto 24

PORTA MORTUARIA

(foto 25 E 26)

foto 25

foto 26

La Porta Mortuaria, sesta Porta della città (ipotesi), è di recente individuazione (26). Ritenuta di origine sveva, la Porta Mortuaria aveva una funzione di servizio perché utilizzata, probabilmente, per espellere i morti dei nemici che erano riusciti a penetrare all’interno delle mura e uccisi durante i combattimenti. Si trovava alla base di quella che un tempo doveva essere un’imponente torre, oggi ancora parzialmente visibile in via XX Settembre. Anche qui, come per la Porta del Fosso, lo strapiombo facilitava questa funzione ed è molto probabile che ai piedi della scarpata della torre vi fosse un cimitero (27).

PORTA D'U PIRCIU

(foto da 27 a 29)

foto 27

foto 28

foto 29

La Porta d’u Pìrciu, anche questa di recente individuazione (28), non è particolarmente alta e per questo motivo viene considerata una Porta di servizio (29).

Ritenuta di origine sveva (30), c’è chi individua in questa Porta quella detta degli Orti (31) che, tutti gli altri studiosi, invece, collocano più in basso, nel luogo dove vuole la tradizione (vedi Porta degli Orti).

L'OTTAVA PORTA

(foto da 30 a 32)

foto 30

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foto 32

foto 33

Questa ottava Porta (ipotesi), che si trova in Vico I° Castel Rugiero, a lato della ex Clinica Spinelli, è stata individuata recentemente (32).

Posta sul versante nord della città venne probabilmente costruita, come la Porta del Fosso, a presidio dell’area di S.Lucia (33).

OSSERVAZIONI STORICHE SULLE PORTE DI INGRESSO

Quasi tutte le città medievali erano circondate e difese da uno o più ordini di mura di cinta dette anche cerchie murarie e le Porte costituivano le uniche vie di accesso al loro interno.

Come si buon ben capire, le Porte, benchè munite di portoni fortificati, erano anche le parti più deboli e vulnerabili della cinta muraria e gli attacchi, spesso, avvenivano, con arieti o macchine da sfondamento, proprio su di esse.

Quando non c’erano pericoli di attacchi nemici, le Porte della cinta muraria rimanevano aperte (probabilmente venivano chiuse ad una certa ora della sera), ma venivano sbarrate in caso di pericolo. All’occorrenza potevano essere anche murate o riempite di terra per rendere ancora più difficile il loro attraversamento.

Quelle principali venivano costruite a cavallo delle vie di collegamento più importanti tra la città e i luoghi che si trovavano all’esterno delle mura.

Svariate le loro forme: vi erano quelle ricavate direttamente nelle mura di cinta oppure quelle costruite alla base di un torrione di difesa o di avvistamento, oppure ricavate tra due torrioni.

 

Per quanto riguarda Belvedere, non essendoci documenti che ne testimoniano storicamente la presenza, è difficile stabilire quante Porte di ingresso o di servizio furono costruite nel lungo periodo di tempo che va, più o meno, dall’ XI alla fine del XVII-XVIII secolo.

Più in particolare, è molto difficile stabilire quante e quali le Porte che si trovavano nella cerchia muraria più esterna e quante, invece, quelle che erano state costruite nella seconda cerchia muraria interna, se ipotizziamo che vi fosse, nel periodo medioevale, anche un secondo ordine di mura di cinta.

 

Non credo che si possa pensare ad un numero di Porte di ingresso più esterne, quelle cioè ubicate nella prima cinta muraria, superiore a 4, perché un numero maggiore di Porte avrebbe potuto compromettere la loro difesa in caso di attacco su più fronti.

Sia nel caso di Porte esterne che di Porte posizionate nella seconda cerchia muraria oppure di eventuali ulteriori Porte costruite anche all’interno della stessa città, la loro posizione e il loro numero, nel corso degli anni e dei secoli, sicuramente non rimasero costanti e,  dunque, è possibile che alcune siano state demolite o inglobate all’interno delle mura, altre demolite e ricostruite in un punto diverso, altre ancora ridimensionate e inglobate all’interno di semplici abitazioni private o di edifici più importanti.

Come abbiamo visto, i vari studiosi che si sono interessati delle Porte della città antica, hanno individuato eplicitamente ben 8 Porte, ma un attento giro fatto lungo le vie del Centro Storico ci mostrerebbe certamente un numero superiore di luoghi o spazi che, un tempo, potevano essere presidiati da un doppio ordine di Porte che, in caso di pericolo, venivano chiuse per sbarrare l’ingresso ai nemici.

Dobbiamo però osservare che questo elevato numero di Porte non è da correlare con il numero di Porte più esterne che, molto probabilmente, come già detto, erano solo 4.

 

Un documento interessante è quello che parla dell’assedio del nostro Castello del 1046, di cui abbiamo notizia in “La storia dei Normanni” scritta intorno all’anno 1086 da Amato di Montecassino, vescovo e monaco. 

Questo documento testimonia che in quel periono già c’era presenza delle mura di cinta: “…costrinse Guglielmo all’interno delle mura del castello…” e quindi doveva esserci almeno una Porta.

Non sappiamo se, all’epoca, si trattasse di mura di pietre squadrate o di semplici palizzate in legno o di ciottoli misti a legno.

Altra testimonianza, interessante perchè coeva, sulla presenza delle mura l’abbiamo nella “Istoria siciliana” di Bartolomeo di Nicastro (sec. XIII): “…i militi che accostatisi ai piedi a combattere sotto le mura…”.

Dunque sulla presenza delle mura e quindi delle Porte abbiamo testimonianze dirette del XI e XIII secolo.

 

Quando “scomparvero”, invece, le mura di cinta?

È facile capire che con il passare degli anni le mura avendo, ormai, perso la loro funzione non furono più oggetto di interventi di restauro o rifacimenti e, dunque, abbandonate a loro stesse, cominciarono a crollare e ad essere demolite.

Ma la loro scomparsa fu dovuta principalmente all’espansione della città che praticamente determinò il loro abbattimento o, nella migliore delle ipotesi, il loro impiego nella costruzione di nuovi edifici.

Possiamo ragionevolmente ipotizzare che le mura, se pur parzialmente, e quindi i portoni delle Porte, resistettero fino alla seconda metà del XVIII secolo-primi decenni del XIX.

Il Nocito, ad esempio, riferisce che “…il portone di legno quercia della porta maggiore esistè fino al 1830…fatto togliere per meglio allargare l’ingresso al paese”, facendo capire, indirettamente, che quelli delle altre Porte erano già stati rimossi da tempo.

 

Ciò detto, il primo a fare il loro elenco è proprio Vincenzo Nocito, nel 1950.

Così dice: “La città aveva quattro porte”:

1) La porta di Mare (che immetteva alla Marina, da cui partiva il viottolo che conduceva alla Marina)

2) La porta degli Orti (che dava verso la campagna e nei giardini fuori le mura)

3) La porta del Praio o del Fosso (in prossimità della zona detta Praio e del fossato del castello)

4) La porta della Piazza (quella più grande che immette nella piazza della città)

Non dà indicazioni sulla loro epoca di costruzione.

Trent’anni dopo, nel 1980, lo studioso Giuseppe Grisolia, parla di 3 porte di ingresso introducendole, genericamente, con “all’origine erano 3 le porte”, alle quali “molto tempo dopo fu aggiunta quella della Piazza”. Anche qui nessuna specifica del periodo della loro costruzione.

Più preciso, nel 2006 (in “Belloviderii“), è Cono Araugio secondo il quale due sole erano le porte di ingresso alla città medievale:

1) La porta di Mare, quella principale

2) La porta degli Orti, la via ordinaria di ingresso alla città.

Solo molto più tardi, tra il 1500 e il 1600 furono aggiunte, mediante apertura nelle mura, la Porta della Piazza e quella del Praio o del Fosso, costruite alla base delle torri che le sovrastavano.

 

Naturalmente, non essendoci documenti storici che ne parlano, si tratta di deduzioni fatte, in tempi recenti, in base alla loro osservazione, alle loro fattezze architettoniche, ai materiali di costruzione usati, alla loro ubicazione.

Anche sulle loro denominazioni sappiamo poco, soprattutto perchè nessuno indica le fonti da cui le hanno acquisite e, conseguentemente, a quale periodo risalgono.

Le notizie sulle singole Porte, sopra riportate, si basano sugli studi, le ricerche e le ipotesi fatte da Vincenzo Nocito, Giuseppe Grisolia, Cono Araugio, Mauro D’Aprile e Giancarlo Lucchin.

 

Alcune ultime osservazioni.

Le 4 Porte che il Nocito elenca nel suo libro, effettivamente sono ubicate in maniera strategica lungo le vecchie mura che vanno, grosso modo, da ovest ad est, passando da sud-ovest, sud, sud-est (foto 34).

La zona, invece, che rimarrebbe “senza Porte”, è quella opposta, cioè quella che parte da ovest e finisce ad est, passando da nord-ovest, nord, nord-est, cioè quella zona corrispondente al tratto di collina che un tempo cadeva a strapiombo e che verosimilmente non necessitava di Porte, se ipotizziamo che in quest’area non vi dovevano essere vie così importanti e trafficate per collocarvi una Porta.

Nella foto seguente, la n.34, queste 4 Porte sono state collegate con tre linee rette, mentre in quella successiva, la n.35, sono riportate tutte le 8 Porte.

31_Vista dall'alto_con indicazione porte

foto 34

Vista dall'alto_con indicazione porte_TUTTE LE 8 PORTE

foto 35

(1) “Memorie e studi sulla città di Belvedere Marittimo denominata Blanda dagli antichi”, Vincenzo Nocito, Genova 1950

(2) “La Settima Porta”, Giancarlo Lucchin, Belvedere M. 2021

(3) “La Settima Porta”, op. già cit.

(4) “La Settima Porta”, op. già cit.

(5) “La Settima Porta”, op. già cit.

(6) ”Belloviderii”, Cono Araugio, Scalea 2006

(7) “Dal Tirone allo Scalone ed oltre…”, Mauro D’Aprile, Castrovillari 2012

(8) “La Settima Porta”, op. già cit.

(9) “Dal Tirone…”, op. già cit.

(10) “Memorie e studi…”, op. già cit.

(11) “Belvedere Marittimo”, Giuseppe Grisolia, Decollatura 1980 e “Belloviderii”, op. già cit.

(12) “La Settima Porta”, op. già cit.

(12B) Fabiano Salvatore, ricercatore e studioso della storia di Belvedere

(13) “Dal Tirone…”, op. già cit.

(13B) “www.belvedere-marittimo.it”, Francesco Liporace, 2024

(13C) www.belvedere-…”, op. già cit.

(14) “Memorie e studi…”, op. già cit.

(15) “La Settima Porta”, op. già cit.

(16) “Dal Tirone…”, op. già cit. e “Belvedere Marittimo, op. già cit.

(17) “Memorie e studi…”, op. già cit.

(18) “Belloviderii”, op. già cit.

(19) “La Settima Porta”, op. già cit.

(20) “Dal Tirone…”, op. già cit.

(20B) “La Settima Porta”, op. già cit.

(21) “Dal Tirone…”, op. già cit. e “La Settima Porta”, op. già cit.

(22) “Dal Tirone…”, op. già cit.

(23) “La Settima Porta”, op. già cit.

(24) “La Settima Porta”, op. già cit.

(25) “Dal Tirone…”, op. già cit. e “La Settima Porta”, op. già cit.

(26) “La Settima Porta”, op. già cit.

(27) “La Settima Porta”, op. già cit.

(28) “Dal Tirone…”, op. già cit. e “La Settima Porta”, op. già cit.

(29) “La Settima Porta”, op. già cit.

(30) “Dal Tirone…”, op. già cit. e “La Settima Porta”, op. già cit.

(31) “Dal Tirone…”, op. già cit.

(32) “Dal Tirone…”, op. già cit.

(33) “Dal Tirone…”, op. già cit.

Pubblicazione: 22/08/2024 – Ultimo aggiornamento: 24/08/2024