Convento San Daniele

Nota: le foto di queste pagine sono in gran parte quelle originali del 1999/2000 lasciate per motivi “storici”.

Nel CHIOSTRO del convento

vi sono tre affreschi raffiguranti l’Immacolata, l’Assunta e la Madonna dei Cappuccini.

Nella chiesa adiacente al convento vi sono svariate opere in legno e dipinti del XVII e XVIII secolo, (alcuni dei quali sono stati trafugati il 7 luglio 1993) tutti di pregevole fattura.

CIBORIO:

sull’altare principale; opera in legno intagliato con tarsie di madreperla a forma di tempietto del secolo XVIII. Le nicchie, ai due lati, contengono due piccole sculture in legno, alte circa cm 20, raffiguranti S.Daniele da Belvedere e S.Francesco d’Assisi. Fino al 1980 il ciborio ne era privo in quanto le due statuine si trovavano in possesso di un’altra chiesa del centro storico.

Il ciborio fa parte, purtroppo, di quel gruppo di opere recentemente rubate.

Interessanti sono le notizie forniteci da Carlo Andreoli sul frate cappuccino e maestro intagliatore Fra Giovanni di Belvedere al quale viene attribuita la realizzazione di questa opera insieme a Fra Luca da Mormanno (vedi sotto).

Attualmente vi è una fedele riproduzione ad opera di Antonio Branda, artista locale.

Ciborio, particolare

Ciborio

Ciborio, particolare

PALA D’ALTARE e DIPINTO L’IMMACOLATA:

dietro l’altare principale è posta la pala d’altare lignea con intarsi datata 1742 e che contiene al centro un dipinto ad olio (cm 65×162) raffigurante l’Immacolata, opera firmata dall’artista Andrea Molinari e datata 1603.

Ai lati quattro dipinti: in basso S.Daniele da Belvedere e S.Francesco d’Assisi, in alto S.Chiara d’Assisi e S.Veronica Giuliani.

PALA D’ALTARE CON DIPINTO DI S.FRANCESCO D’ASSISI:

posta nella cappella, entrando a destra, vi è una pala d’altare lignea del XVII secolo che racchiude un bellissimo dipinto (cm 200×150) dello stesso secolo raffigurante la Madonna in atto di porgere il Bambino nelle mani di S.Francesco d’Assisi. Il dipinto è stato rubato nel 1993 (ma successivamente recuperato).

RELIQUIARI:

posti nella cappella precedente, i reliquiari (anch’essi recentemente trafugati) sono in legno e a forma di tempietto, databili verso la fine del secolo XVII. Sono venuti alla luce nel 1969 in seguito alla rimozione delle tele raffiguranti S.Francesco e S.Daniele (pala d’altare centrale). All’interno sono conservate le reliquie di San Valentino martire (sangue e corpo del santo) e di Santa Beatrice martire (gamba della santa) entrambe pervenute a Belvedere il 27 maggio 1710.

Reliquie di San Valentino: CLICCA QUI e vai alla pagina degli approfondimenti

Il Refettorio
di Carlo Andreoli (*)

Al piano superiore del convento, a cui s’accede da una scala interna, è un’ampia sala adibita a refettorio e il dormitorio dei frati, distribuito in una serie di camere poste lungo un corridoio.

 

Sulla scala interna, si segnala subito un’edicola che racchiude un Crocifisso che si ritiene abbia parlato al P. Angelo d’Acri convincendolo a persistere nella propria vocazione religiosa, dopo avere smesso in precedenza per due volte il suo abito di novizio. Angelo d’Acri, al secolo Luca Antonio Falcone (1669-1739), fu proclamato Beato da Leone XII nel 1825. Il suo ritratto si trova, assieme ad altri, nella interessante raccolta di dipinti, finora inedita, di cui si offre un breve resoconto.

Scala interna, edicola del Crocifisso

Refettorio, Beato Angelo d’Acri

Refettorio – Miracolo di S. Francesco – Particolare (attr. Angelo Galtieri, 1725)

Il dipinto più notevole è quello comunemente noto come “Miracolo di S. Francesco”: attribuito da Luigi Paternostro ad Angelo Galtieri da Mormanno, un pittore molto attivo nella Calabria settentrionale e di cui si hanno notizie fino al 1739. Il soggetto viene talora interpretato come “Miracolo d’Agropoli”; dove pare che S. Francesco d’Assisi abbia operato un “miracolo dei pesci” e fondato un convento; così come ad Agropoli sarebbe avvenuto, nel 1219, un incontro tra il Serafico d’Assisi e Fra Daniele da Belvedere.

Refettorio – P. Angelo Gioiosa (1563-1608)

Refettorio – P. Anselmo Marzano (1544-1607)

Un gruppo di ritratti, sconosciuti al Paternostro ma dovuti forse ancora ad Angelo Galtieri, illustra poi figure capitali dell’Ordine dei Frati Minori Cappuccini. P. Angelo Gioiosa, noto al secolo come il Duca Enrico di Joyeuse. Già Maresciallo di Francia e Governatore del Languedoc, prese il saio cappuccino nel 1599, assumendo il titolo di Père Ange Joyeuse. Il cartiglio del ritratto lo qualifica come “definitore generale, martello degli eretici e spregiatore degli onori”. P. Anselmo Marzano fu invece Cardinale di S. Pietro in Montorio nel 1604.

Refettorio – P. Giovanni Duns Scoto (1266-1308)

Refettorio – P. Emerico da Vienna (1622-85)

P. Giovanni Duns, detto Scoto perché nativo della Scozia, fu esponente celeberrimo della filosofia scolastica, noto pure alle cronache mondane come Doctor Subtilis per il suo spiccato senso critico. Papa Giovanni Paolo II lo dichiarò Beato nel 1993. P. Emerico da Vienna, al secolo Giannantonio Sennel, fu un monaco ungherese che molto si prodigò durante la pestilenza di Praga del 1649. Fu Arcivescovo di Vienna nel 1680. Il cartiglio del ritratto riporta una data erronea di morte.

Refettorio – P. Francesco Maria Casini (1648-1719)

Refettorio – P. Giambattista d’Este (1591-1644)

P. Francesco Maria Casini, nativo d’Arezzo, cardinale nel 1712, come predicatore apostolico fu considerato “restauratore dell’oratoria italiana”. P. Giambattista d’Este lasciò, invece, il titolo secolare d’Alfonso III Duca di Modena per vestire l’abito di frate cappuccino.

(*): Commento critico di Carlo Andreoli, 15 febbraio 2013.

Vedi gli altri suoi interventi su questo sito, su www.calabriaonline.it e su www.cetraroinrete.it

Fra Giovanni da Belvedere
di Carlo Andreoli

Una figura di artista e religioso, che merita ancora d’essere scoperta, è quella di Fra Giovanni da Belvedere: frate cappuccino e maestro intagliatore che fu operoso nella prima parte del ‘700 in varie chiese conventuali della Calabria Citeriore.

E’ doveroso, innanzitutto, fare una premessa al fine di sgomberare il campo d’ogni equivoco circa l’esatta identità della figura storica cui facciamo riferimento.

Di “Fra Giovanni da Belvedere”, nella storia secolare di Belvedere Marittimo, se ne incontrano due: entrambi monaci dell’Ordine dei Frati Minori Cappuccini e succedutisi a breve distanza di tempo l’uno dall’altro.

Il primo, chiamato al secolo Flaminio Cini, “illustrò la Provincia di Napoli, dove si era portato per studiare Diritto. Presa la laurea, abbracciò l’istituto cappuccino e divenne famoso predicatore, Lettore, Guardiano e Definitore Perpetuo nel 1689; morì l’8 settembre 1691” (F.Russo, I Frati Minori Cappuccini della Provincia di Cosenza, Roma,1965, pag.95).

Egli acquisì peraltro una certa rinomanza, nel panorama della storia letteraria calabrese, giacché s’incaricò di curare l’edizione principe della “Calabria Illustrata” di Padre Giovanni Fiore da Cropani, la quale, come ricorda Ulderico Nisticò, per la morte del suo autore intervenuta nel 1683, era “quasi ancora in bozza”.

Dell’altro Fra Giovanni da Belvedere, viceversa, che forma oggetto della nostra attenzione, si hanno scarne tracce d’archivio ma un buon numero di opere, che ne certificano l’eccellente qualità di ebanista intagliatore.

Di lui si sa per certo che lavorava a fianco di Fra Luca da Mormanno e insieme realizzarono una serie di tabernacoli per talune chiese cappuccine, di cui daremo un breve saggio.

Morano Calabro, chiesa dei Cappuccini

(Fra Luca da Mormanno e Fra Giovanni da Belvedere)

Luzzi, chiesa di Sant’Antonio

(Fra Luca da Mormanno e Fra Giovanni da Belvedere)

Il tabernacolo di Morano Calabro offre un dato certo di documentazione, in quanto che esso risulta iscritto, nel retro, per esteso ed è datato. “Fu eseguito da fra’ Luca da Mormanno, coadiuvato da fra’ Giovanni da Belvedere, nel 1711, quando era guardiano del convento fra’ Paolo da Morano. Presenta la consueta struttura a tempio, in questo caso caratterizzata dall’emergere del corpo centrale, a base quadrangolare, rispetto ad un fondale che, dunque, si costituisce come elemento di raccordo con l’insieme cui appartiene, altresì accompagnando con eleganza l’aggetto risultante” (G. Leone).

Esso offre, oltretutto, una rassegna di quei tratti tipici che formarono la maniera cui Fra Luca e Fra Giovanni si attennero, pur con qualche variante, nel compire i loro tabernacoli: la formella lobata, incassata nel frontalino cavo del basamento, seguita, sui risvolti laterali, da riquadri geometrici a intarsio; un festone a due pendenti, inserito dentro il timpano che sovrasta lo sportello del ciborio; e l’uso, affatto singolare, di una risoluzione “a vite di torchio” che forma il fusto delle colonnine, in alternanza a quella usuale delle colonnine tortili.

Sicché lo stesso modulo di stile e di composizione si ritrova applicato nel tabernacolo della chiesa cappuccina di Sant’Antonio a Luzzi, che risale al 1706. Dove il tema bramantesco della struttura templiforme, a pianta centrale, trova un’eco di classica eleganza nella nicchia laterale: inquadrata da due colonne a vite di torchio, che sostengono un timpano triangolare, e sovrastata da una balaustra dietro cui si stende un tratto di parete piena.

Belvedere Marittimo, chiesa dei Cappuccini

(originale trafugato)

(Fra Luca da Mormanno e Fra Giovanni da Belvedere)

Corigliano Calabro, chiesa di Sant’Anna

particolare del ciborio

(Ignoto intagliatore Cappuccino del sec. XVIII)

L’esemplare originale di Belvedere Marittimo, purtroppo trafugato negli anni ’90, “è senz’altro da ascrivere tra i più raffinati, per la leggera decorazione ornamentale e per la proporzione tra i piani della struttura a tempio, per di più arricchito da belle statuette poste ad ornamento delle nicchie” (G. Leone). In esso ritroviamo la consueta formella inserita nel frontalino del basamento, che racchiude in questo caso una sorta di clipeo; mentre, invece, il motivo a pendente dei festoni, nel campo sopra lo sportello, trova uno sviluppo elaborato in una foggia a pagoda “formata dall’incurvarsi della fascia di chiusura del primo registro, finemente intarsiata con elementi in madreperla” (G. Leone). E un’altra novità è la sagoma barocca con cui viene conformata l’anta di custodia delle Sacre Specie.

Tutti elementi che si ritrovano assorbiti nell’esemplare pertinente alla chiesa di Sant’Anna di Corigliano Calabro, dove però essi si combinano “con una soluzione architettonica generale più movimentata e dinamica e dunque maggiormente evoluta stilisticamente” (G. Leone).

Rossano, Museo Diocesano d’Arte Sacra

(Fra Luca da Mormanno e Fra Giovanni da Belvedere, attribuibile)

E un saggio ulteriore della perizia d’arte di Fra Luca e Fra Giovanni può essere forse rinvenuto nell’esemplare del Museo Diocesano d’Arte Sacra di Rossano, che facendo parte dei beni della chiesa di Santa Maria di Costantinopoli, aggregata già al convento dei frati cappuccini, viene citato come pertinente al secolo XVII.

La maniera di Fra Luca e Fra Giovanni vi riappare chiaramente in ogni parte e specie nelle risultanze del basamento e della copertura tipica a calotta.

Si tratta, forse, di un’opera che, eseguita tra le prime, partecipa della fine del ‘600.

Ma questo potrà dirlo con certezza solo l’apporto di qualche documento che ci dica dei due maestri intagliatori cappuccini qualcosa in più della loro vita operosa di lavoro.

(Carlo Andreoli, 24 febbraio 2013)

ALTRE OPERE

DIPINTI RAFFIGURANTI S.DANIELE E S.FRANCESCO D’ASSISI: dipinti olio su tela, opere di ignoto pittore calabrese del secolo XVII

EDICOLE IN LEGNO: serie di edicole in legno intagliato e intarsiato, del secolo XVIII

STATUE IN LEGNO: serie di statue raffiguranti cappuccini, opere del secolo XVIII

MEZZIBUSTI: mezzibusti in legno raffiguranti S.Samuele e S.Daniele, opere di monaci intagliatori del secolo XVII

CROCIFISSO: in legno, opera di scultore calabrese del secolo XVII

DIPINTI: serie di dipinti, opere di ignoti pittori calabresi del secolo XVIII