Chiesa Maria SS. delle Grazie
Fu costruita, probabilmente, nel primo decennio del XV secolo giacchè già esistente quando nel 1446 fu eretto e ad essa addossato il monastero della SS.Annunziata dell’ordine eremitario di S.Agostino. Il monastero, ampliato nel 1682, fu soppresso nel 1809 e adibito a carcere mandamentale (chiuso nel 1964).
Con decreto vescovile del 15 marzo 2002 la chiesa è divenuta Santuario Diocesano.
Nota: le foto di queste pagine sono in gran parte quelle originali del 1999/2000 lasciate per motivi “storici”.
MADONNA DELLE GRAZIE COL BAMBINO:
stupenda scultura in legno di tiglio a tutto tondo, opera di ignoto scultore calabrese del 1500 (altri la datano 1690 ca.). Se così fosse, sarebbe la più antica opera in legno conservata in tutto il territorio belvederese. Recentemente (agosto 1999) ha subito il furto del bambino. A fine maggio 2000 è terminato il restauro della statua, mentre già da agosto 1999 erano iniziati i lavori di restauro di diverse opere d’arte presenti nella chiesa, tra le quali l’edicola in legno intagliato e dorato che la ospita. Rifatto completamente il bambino, anch’esso in legno di tiglio, da artista di Ortisei (BZ)
MADONNA DELLE GRAZIE – RESTAURATA:
Ecco la statua della Madonna delle Grazie pochi giorni dopo la fine del restauro.
Carlo Andreoli:
"Santi Nicola da Tolentino e Tommaso da Villanova" e
"Madonna col Bambino tra i Santi Bernardo e Giovanni"
Pubblichiamo un interessantissimo intervento di Carlo Andreoli di Cetraro (autore di “Arte in Riviera” del 2008 e “Arte e cultura del Tirreno Cosentino” del 2009) sui dipinti “Santi Nicola da Tolentino e Tommaso da Villanova” e “Madonna col Bambino tra i Santi Bernardo e Giovanni”.
Interessantissimo perché l’Andreoli individua l’autore (fino a oggi ignoto) del primo dipinto nell’artista rendese Giuseppe Santanna e ritiene errata la corrente identificazione dei due personaggi raffigurati ai piedi della Vergine: si tratta dei beati Gaspare de Bono e Nicola da Longobardi (*) e non dei Santi Nicola da Tolentino e Tommaso da Villanova, come ritenuto fino a oggi.
Ritiene erronea anche l’identificazione tradizionale dei due personaggi del secondo dipinto: a esservi raffigurati sono i SS. Giuda Taddeo e Antonio abate e non i SS. Bernardo e Giovanni.
Il primo dipinto è citato nelle guide e nella letteratura d’arte corrente come: “La Vergine presenta i SS. Nicola da Tolentino e Tommaso da Villanova alla SS. Trinità”. Le stesse fonti riportano che si tratterebbe d’opera di ignoto pittore calabrese della fine del sec. XVIII e segnano la data della sua esecuzione al 1798. Viene, inoltre, ravvisato come tratto distintivo di San Nicola da Tolentino, il giglio ch’egli tiene nella mano sinistra e viene riportata una scritta mutila, che scorre in calce al dipinto, come: “…S…ANNI PINGEBAT 1798”.
(Santuario di Belvedere Marittimo, particolare)
(Santuario di Paola, particolare)
Ebbene il dipinto è attribuibile, con certezza assoluta, a Giuseppe Santanna (Rende, not.1787-1821), di cui esiste una replica, pressoché fedele, nella raccolta del Santuario di Paola, firmata e datata 1805. Il dipinto paolano illustra, propriamente, i beati Gaspare de Bono e Nicola da Longobardi, entrambi appartenenti all’Ordine dei Minimi e proclamati beati, il primo il 10 aprile 1786 e il secondo il 17 settembre 1786. Questa circostanza, oltre a porre qualche dubbio sulla identificazione dei soggetti come di matrice agostiniana (Nicola da Tolentino e Tommaso da Villanova), potrebbe invece far pensare ad una committenza dell’Ordine dei Minimi, presente a Belvedere Marittimo, che vuole celebrare tale doppio evento di beatificazione dei suoi membri, caduta appunto nel 1786. E posto che nel dipinto delle Grazie, a sinistra in basso, sembra leggersi una dedica di Carlo Maria Carafa, morto il 29 giugno del 1788, potrebbe pure darsi che la lettura esatta della data apposta sia il 1788
(*): Canonizzato da papa Francesco nel 2014
Il secondo dipinto, di ben più alta qualità, viene ancora citato dalle fonti come: “Madonna col Bambino adorata dai SS. Giovanni e Bernardo”. Assegnato anch’esso a ignoto pittore calabrese del sec. XVIII, ne viene segnalato il restauro al maggio del 2000. Viene, altresì, notata la perfezione del disegno nelle fattezze dei volti e il contrasto tonale tra il fondo bigio del dipinto e le vesti azzurre e rosse che indossano le tre figure dominanti.
In questo secondo caso l’identificazione dei soggetti è chiaramente erronea, dato che il dipinto, di fatto, rappresenta una Madonna col Bambino e i SS. Giuda Taddeo e Antonio abate.
La Madonna col Bambino, di fattura squisita nei trapassi di tono delicati e nella costruzione salda del disegno, rievoca il tipo della Madonna del Suffragio che si offre, come tramite divino, per le Anime Purganti perché possano levarsi dalle fiamme del peccato. E il tema proprio della preghiera, come intercessione per uscire da ogni male estremo e sollecitare l’ascensione delle anime purganti dal fuoco della penitenza al grado di purificazione dello spirito, prende una forma di rappresentanza nelle due sante figure che adorano la Vergine e quasi fungono da sicuri protettori delle anime dannate.
L’identificazione di San Giuda Taddeo è resa esplicita dall’unanime concorso dei suoi emblemi: la fiammella sopra il capo, la medaglia pendente sopra il petto e la clava del martirio. Figlio di Alfeo, fratello di San Giuseppe e di Maria di Cleofa, che fu ai piedi della croce accanto alla Vergine Maria e dunque cugino di Gesù, egli fu uno dei dodici Apostoli. Dopo la morte e la risurrezione di Gesù egli intraprese l’evangelizzazione dell’Asia arrivando fino in Persia, dove fu martirizzato assieme al suo compagno, l’apostolo Simone. E di fatto sono entrambi festeggiati, nel calendario liturgico, il 28 ottobre. E’ di solito ritratto come un giovane barbuto che mostra l’immagine del volto di Cristo dipinta su un’icona che porta appesa al collo. La Chiesa e il popolo cristiano lo invoca con singolare fiducia, fin dal secolo XVIII, quale patrono dei casi disperati.
L’identificazione di Sant’Antonio abate è anch’essa resa esplicita dall’abito badiale che egli indossa, di primo abate istitutore della regola comune di vita cenobitica e per l’emblema della fiamma sopra il libro che ne fa il protettore di quel male proprio noto appunto come “fuoco di Sant’Antonio”. Nel periodo medievale il culto di Sant’Antonio fu reso popolare soprattutto per opera dell’Ordine degli ospedalieri che ne consacrarono altresì la particolare iconografia: quella che lo ritrae ormai avanti negli anni mentre incede scuotendo un campanello, in compagnia di un maiale, animale dal quale essi ricavavano il grasso per preparare emollienti da spalmare sulle piaghe. Antonio abate, nella storia dell’arte, è peraltro il santo della vittoria sulle tentazioni, sia che esse assumano l’aspetto dell’oro oppure l’aspetto delle lusinghe muliebri oppure ancora quello della lotta contro inquietanti demoni.
(commento critico di Carlo Andreoli, 9 febbraio 2013)
Inno alla Madonna delle Grazie
(tratto da “Nel 50° dell’Incoronazione della Madonna delle Grazie”, aprile 1976)
Il testo di questo canto è stato scritto nel 1926 dall’arciprete don Ilario De Carlo, mentre la musica è stata composta, nel medesimo anno, da mons. Girolamo Russo.
ILARIO DE CARLO, è nato a Caulonia (RC) il 25 novembre 1882, ha frequentato le scuole elementari e superiori a Belvedere Marittimo, ha studiato nei seminari di San Marco e di Rossano ed è stato ordinato sacerdote il 5 luglio 1908.
Successivamente, nel 1913, è stato nominato Arciprete della chiesa di San Nicola in Cetraro.
È deceduto a Cetraro nel 1956.
Ha lasciato una raccolta di poesie e di inni sacri.
GIROLAMO RUSSO, è nato a Luzzi (CS) il 19 gennaio 1891 ed è stato ordinato sacerdote l’11 aprile 1914, poi parroco della chiesa di San Tommaso Apostolo in Bisignano. Il 20 novembre del 1925 è stato nominato Arcidiacono di Bisignano e il 16 ottobre 1932 nominato delegato vescovile, carica ricoperta fino al febbraio 1932. È deceduto il 5 maggio 1945 (altri il 7 maggio 1944 a Bisignano).
Anche lui ha lasciato una vasta produzione letteraria, filosofica, teologica e musicale.
E’ interessante annotare che il 2 luglio 1926, il giorno dell’Incoronazione della statua della Madonna delle Grazie, è stato lui stesso a dirigere la Schola cantorum del seminario che ha animato le celebrazioni tenutesi nella chiesa Madre. E’ facile immaginare che in quell’occasione l’Inno sia stato cantato più volte e in maniera solenne.
Grazie all’aiuto del prof. Carlo Andreoli di Cetraro, sono venuto a conoscenza che le opere di don Ilario De Carlo sono state raccolte nel libro “Mons. Ilario de Carlo, Mormoran gli alti vertici ondeggianti Ave Maria“, raccolta postuma di inni e poesie a cura di Francesco Servidio, Cetraro, anno Mariano 1988, ed. Centro stampa “Dal Margine”, Lamezia Terme, 1989.
In quest’opera è contenuto anche l'”INNO DELLA INCORONAZIONE DELLA MADONNA DELLE GRAZIE, BELVEDERE MARITTIMO” ricavato, probabilmente (le ricerche in tal senso sono ancora in corso), dal manoscritto autografo dell’autore ed è riportata anche la musica dell’Inno, che, però, è una copia identica a quella riportata nel già citato libretto del 50° dell’incoronazione (dell’anno 1976, quindi precedente all’anno 1988 in cui è stata pubblicata l’opera del Servidio) e, pertanto, rimane ancora accreditata la mia tesi secondo cui questo spartito non sia quello originale, quello cioè scritto direttamente dall’autore o da un suo allievo, ma una trascrizione del 1976 fatta dal maestro locale Tonino Siciliano.
Sono almeno due gli elementi a favore di questa tesi:
a) la penna con cui è stata trascritta è una biro (per un’opera del 1926 mi sarei aspettato l’utilizzo di una stilografica o di un pennino intinto nell’inchiostro);
b) similitudine della modalità di scrittura delle note e delle voci dei simboli di ripetizione “1.volta” e “2.volta” con quelli di altri spartiti scritti dal maestro Siciliano, in mio possesso.
ANNOTAZIONE:
Sulla pubblicazione intitolata “Incoronazione di Maria SS. delle Grazie in Belvedere Marittimo – 2 luglio 1926” stampata per l’evento dell’Incoronazione [clicca qui per visualizzare la pubblicazione], stranamente non c’è nessun cenno all’Inno. Non solo, l’arciprete don Ilario De Carlo figura nell’elenco “Attestazioni e voti”, firma dei versi dedicati alla Madonna nel paragrafo dal titolo “Iscrizioni”, che come lo stesso don Ilario dirà nel breve commento successivo, sono i versi che il Vescovo pronuncerà all’atto dell’Incoronazione e, infine, firma un trafiletto che parla sempre dell’Incoronazione, senza alcun cenno all’Inno da lui composto.
Se dan un lato, però, è molto strano che l’Inno non venga né riportato né citato, dall’altro nel predetto trafiletto a firma di don Ilario vi sono due richiami a strofe dell’Inno: “La corona d’oro che…poserà sul biondo tuo Capo,…” e “…che un giorno nimbarono…” che, indirettamente, confermano che sia lui l’autore delle parole dell’Inno.
Voglio precisare che questa annotazione è stata aggiunta non perchè io abbia, allo stato attuale, dei dubbi sugli autori, ma perché è bene dare un quadro completo delle notizie in nostro possesso.
(aggiornamento del 16/07/2022)
ALTRE OPERE
STATUA DI S.GIUSEPPE: in legno, opera di artista calabrese del secolo XVIII
MADONNA DELLE GRAZIE: dipinto olio su tela raffigurante la Madonna delle Grazie con Bambino, opera di ignoto pittore calabrese del secolo XVIII
PERGAMENA: pergamena datata 1703; in essa l’ordine degli Agostiniani autorizza l’istituzione della Congregazione delle Grazie a Belvedere M.mo
DIPINTO SANTI NICOLA DA TOLENTINO E TOMMASO DA VILLANOVA:
(vedi descrizione critica di Carlo Andreoli sopra riportata)
Dipinto, olio su tela, di ignoto pittore calabrese della fine del XVIII secolo. Datato 1798, raffigura i Santi Nicola da Tolentino (a sinistra) e Tommaso da Villanova (a destra).
La foto è stata scattata subito dopo il restauro della tela e della cornice (opera, quest’ultima, del maestro locale Giuseppe D’Aprile che la scolpì nel suo laboratorio di Via Maggiore Mistorni nel 1972).
DIPINTO MADONNA DELLE GRAZIE COL BAMBINO:
(vedi descrizione critica di Carlo Andreoli sopra riportata)
Dipinto, olio su tela, di ignoto pittore calabrese del XVIII secolo, che raffigura la Madonna con Bambino tra i santi Bernardo e Giovanni.
Anche questa foto riprende la tela poco tempo dopo il restauro agosto1999-maggio2000