Centro Storico
Foto di Luigi Vaccaro 17/05/2014
Cartolina Tabaccheria Riente e Di Maggio
“Colori” di Via Annunziata (Foto G. De Luca 2009)
INTRODUZIONE
La visita al centro storico di Belvedere Marittimo va affrontata con grande spirito critico e di osservazione perchè gli stravolgimenti al vecchio tessuto architettonico sono stati, negli ultimi 40-50 anni talmente tanti e così “martellanti” nel tempo che hanno completamente trasformato gli ultimi resti dell’antico abitato medioevale.
Tutto ciò, se da un lato per quelli della generazione passata che vi sono nati e vivono è motivo di grande rimpianto e delusione, dall’altro sono motivo di stimolo e di curiosità per coloro che scelgono Belvedere, ad esempio, come luogo di vacanza.
Suggeriamo, pertanto, di visitarlo così, liberamente, senza una meta precisa, per così dire…vagabondando per le sue strade, le sue vie, i suoi vicoli, le sue piazze, le sue chiese, il suo castello, scoprendo da sè i posti più belli, i panorami più suggestivi, magari sforzandosi di immaginare come, un tempo, i cittadini dell’epoca avevano concepito la loro città.
Dall’itinerario, tuttavia, non dovrebbero essere esclusi le visite al castello, alle quattro porte medioevali, al crocifisso ligneo conservato nella chiesa omonima, all’altorilievo in marmo d’alabastro posto sul portone principale della chiesa di S.Maria del Popolo (N.B.: dal 2005 la scultura si trova all’interno della chiesa per evitare che venga danneggiata dagli agenti atmosferici).
Belvedere suddivisa in zone così come vengono tradizionalmente indicate.
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IL TOUR
Un tempo Belvedere era circondata da mura intervallate, così sostengono gli storici locali, da quattro porte di accesso, così attualmente denominate: Porta della Piazza, Porta del Fosso (o del Praio), Porta di Mare e Porta degli Orti.
Recentemente Cono Araugio (parroco di Belvedere centro storico) nel suo libro “Belloviderii” del 2006, ha messo in dubbio questa tesi sostenendo che, in realtà, solo due erano le porte di accesso al borgo medievale (sec. XIII-XIV) e precisamente la Porta di Mare e quella degli Orti. Le altre due, invece, sono state aperte nelle mura solo nel periodo aragonese (sec. XVI).
Annotiamo, infine, anche il parere di Giuseppe Grisolia che nel suo libro “Belvedere Marittimo” scritto nel 1980, sostiene una tesi diversa e cioè che inizialmente (sec. XIII-XIV) le porte di accesso erano tre (Porta di Mare, degli Orti e del Fosso) e solo “assai posteriormente ne fu aggiunta una quarta, quella della Piazza”.
Per un approfondimento sulle Porte della Città, vai alla pagina dedicata.
In ogni caso, per quanto riguarda le mura di cinta, oggi, non resta che un solo rudere sul lato nord della città, osservabile dalla strada che allacciandosi alla SS18 conduce al centro storico.
V. Nocito dà la notizia che questo edificio venne eretto nel secolo XVI sulle rovine dell’antica chiesa cattedrale distrutta dai Saraceni, ma i documenti pubblicati nel libro “Belloviderii” di Cono Araugio, contrastano con questa tesi in quanto si legge chiaramente che all’inizio questa chiesa era di dimensioni assai modeste e solo a partire dal 1610 fu ricostruita e ampliata in tre navate. La troviamo nominata per la prima volta, in ogni caso, in un documento del 18 marzo 1329 come “Ecclesiam B. Mariae Novae de Bellovidere”, ma probabilmente la sua costruzione risale all’XI-XII secolo perchè nella Platea della Chiesa Madre, redatta nel 1728, si attesta la presenza di una campana in bronzo datata MCIIII (1104), come meglio dirò più avanti.
Ritornando al XVII secolo, sappiamo che in questo periodo le porte d’entrata erano solo due (la centrale e quella sinistra) in quanto l’inizio della navata destra era occupata dalla scala in legno con la quale si accedeva al “sovrapopolo dove stanno gli Argani a nove Registri; a latere dei medesimi v’è un tamburo, entro del quale sta composto l’orologio con i suoi ordegni che lo mantengono. E poco distante da detto orologio verso scirocco vi sono tre pelastri, che sostengono le due campane di bronzo di detta Madre Chiesa…” una delle quali datata 1104. Nel 1636 furono realizzate, ad opera del napoletano Vincenzo Failla, le decorazioni in stucco degli archi della navata centrale e delle due colonne del presbiterio. Fu sede di due parrocchie fino al 1812. Tra il 1950 e il 1958, in occasione dell’anno santo (del 1950), fu rifatto il pavimento e demolito il vecchio campanile ed eseguiti altri lavori di restauro. Nel 1997(?) ha subito il furto dei due putti in legno dorato del secolo XVII (posizionati in alto ai due lati dell’altare principale; al loro posto oggi vi sono due copie, opera di laboratorio romano) e delle due teste d’angeli in marmo bianco con cui concludeva, ai due lati superiori, l’altare principale datato 1779.
Recentemente (dicembre 2000) è stato ampliato l’altare con l’abbattimento delle colonnine in marmo centrali, rifatta la mensa centrale ed edificato un ambone rivestito in marmo. I putti (le copie) sono stati spostati dalla loro posizione originale e sono stati adagiati ai lati dell’altare.
La foto è stata scattata subito dopo il restauro della facciata avvenuto a marzo 2005. All’interno la chiesa è stata ripitturata e sono state riportate alla luce le decorazioni di colore blu che erano state nascoste dall’ultimo rifacimento dei colori interni.I
Eretto da Ruggero il Normanno [Ruggero I d’Altavilla (1031-1101)] conte di Calabria dal 1060, è la testimonianza più importante di Belvedere medioevale. Si tratta di un castello-fortezza normanno-angioino-aragonese, BEN CONSERVATO, le cui origini, dunque, si possono far risalire all’XI-XII secolo. Attualmente (agosto 2005) la parte bassa (ex fossato) è stata riaperta al pubblico, mentre da agosto 1997 una delle parti più interessanti – la corte a livello della torre più piccola – non è più aperta ai visitatori estivi. Non è mai stato possibile visitare, invece, il Mastio.
(foto 19): eretta nel 1091, fu, forse, il primo luogo di culto della cittadinanza. Nel 1806 subì il saccheggio dei francesi che rubarono tutti gli oggetti di valore della confraternita del Rosario che ivi si era istituita subito dopo la battaglia di Lepanto del 1571. La chiesa è stata interamente restaurata, sia nelle strutture architettoniche che nelle opere artistiche, nel 1978-79 ad opera della soprintendenza di Cosenza.
(foto 24): Giuseppe Petrellis, nel suo manoscritto del 1631, ci dice che in quegli anni la chiesa era sotto il nome di S.Maria del Pianto.
Lo storico Francesco Sacco in una sua opera del 1795 scrive che delle sette confraternite allora presenti nel territorio di Belvedere, ve n’è una sotto l’invocazione del Crocifisso. E’ verosimile, dunque, che il Crocifisso ligneo, conservato all’interno della chiesa, giunge a Belvedere tra il 1650 ed il 1750.
Questo quanto fino ad oggi si sapeva della chiesa. Ora con la pubblicazione del libro “La chiesa del SS.Crocifisso” di F. Samà possiamo dare ulteriori notizie. La chiesa del SS.Crocifisso, fino a circa il 1711-1712 denominata chiesa di S.Maria del Pianto, è stata edificata dal 1599 al 1603/1605 a spese dei cittadini belvederesi e dei confratelli della omonima congregazione laicale, ed è stata oggetto nei secoli successivi di numerosi interventi conservativi e di restauro: nel 1889/1891, nel 1905, nel 1983/1984, nel 2005 ca., nel 2013/2014.
In essa è conservato il Crocifisso ligneo opera dello scultore Giacomo Colombo e di Pietro Frasa, predicatore milanese che lo dipinse nel 1711.
(foto 27): fu costruita, probabilmente, nel primo decennio del XV secolo giacchè già esistente quando nel 1446 fu eretto e ad essa addossato il monastero della SS.Annunziata dell’ordine eremitario di S.Agostino. Il monastero, ampliato nel 1682, fu soppresso nel 1809 e adibito a carcere mandamentale (chiuso nel 1964).
Con decreto vescovile del 15 marzo 2002 la chiesa è divenuta Santuario Diocesano.
Non è storicamente accertato, ma tradizionalmente questa è considerata la casa natale di S.Daniele. Giuseppe Grisolia nel suo libro su Belvedere Marittimo riferisce che questa tradizione risale al XIX secolo e che “il fundaco della Vallata” fu acquistato nel 1798 ed adibito a forno, poi dal 1852 a frantoio e nel 1856 ritornò ad essere abitazione. I lavori eseguiti ultimamente nel 1953, che l’hanno adattata a chiesetta così come attualmente si presenta, hanno cancellato definitivamente il suo aspetto originario, anche se va detto che già prima che iniziassero questi lavori, si notavano vari rifacimenti ed adattamenti murari precedenti. In essa è esposta la sacra reliquia di S.Daniele (consistente in frammenti di ossa; è posta sotto la mensa dell’altare) portata in Calabria nel 1480 dal cardinale Giovanni d’Aragona. In sacrestia vi è una raccolta di foto sul culto dei sette martiri di Ceuta ed una vecchia giara in terracotta che, si dice, rimonta al tempo in cui la casa era adibita a frantoio d’ulive.
La cappella, di proprietà privata, chiusa ai fedeli per oltre 10 anni, è stata riaperta ad ottobre 2015.
(foto 30): il convento dei Padri Cappuccini, dedicato a S.Daniele, fu costruito dal 1597 al 1598. La prima comunità era costituita da 5 frati. Divenne sede di Noviziato e la comunità aumentò di numero. Vi compì il Noviziato il giovane Luca Antonio Falcone che il 12 dicembre 1691 divenne frate Angelo d’Acri, il futuro Beato Angelo d’Acri. Nel 1700 fu ampliato allungandolo verso nord di circa 15 metri con corridoio centrale e 10 stanzette. Dal 1808 al 1815, prima, e dal 1860 al 1937, poi, con la soppressione degli ordini religiosi, il convento rimase privo di frati. L’11 marzo 1868 il convento divenne proprietà del Comune che appose il proprio stemma sulla facciata principale, così come si può osservare ancora oggi. Dal 1941 al 1949 fu luogo di Studio di Teologia e vi si stabilirono 7 frati. E’ da annotare la tragica morte del direttore della scuola Padre Benedetto avvenuta il 14 luglio 1942 mentre faceva il bagno a mare con i suoi studenti. Tra il 1972 e il 1981 si sono compiuti lavori di restauro sia dell’edificio che delle opere artistiche.
Sculture e bassi rilievi
Dall’11 al 22 settembre 1991 nella piazza principale di Belvedere, quella dedicata a Giovanni Amellino, hanno lavorato un gruppo di artisti per realizzare una serie di sculture in pietra di “peperino grigio” e “rosa”. La pietra è stata fornita e riquadrata dalla ditta L. Anselmi & Figli di Viterbo.
Gli artisti che hanno lavorato nel centro storico (altri hanno scolpito le loro opere sul lungomare di Belvedere) sono Salvatore De Pasquale, Marcello Cua, Oriana Impei e il belvederese Vincenzo Nappi.
Le sculture presentate in questa pagina sono quelle dislocate nel centro storico.
Filippo di Sangineto
Battaglia tra Giacomo d’Aragona e Ruggiero di Sangineto
Il capo popolo Libonati – Inno alla libertà
Figura di donna: La Belvedere